Riflesso dall’interno, per sax tenore e orchestra d’archi (2014)
Sixto Herrero saxophone, Orchestra Sinfonica di Ciudad Real diretta da A. Garcia
Edizioni Ars Publica
Uno strumento potente e delicatissimo, ambiguo e sfuggente, il sax mi sembra aderire senza pudore alle parti più nascoste dell’anima, capace di esplorarne le zone d’ombra. Il suono di queste zone è quello di certi multifonici dal timbro incerto e incerta intonazione, il suono incomprensibile di uno stato di coscienza alterato, di un momento-limite del tempo, ben fuori dall’ordinario. Un suono capace di trasformarsi, di farsi presenza o assenza, percussione o respiro. L’orchestra d’archi non è “accompagnamento” del sax, non è altra cosa, è una sua espressione, è la sua stessa voce riverberata “fuori”. La qualità del suono degli archi segue quindi la sonorità del sax in una continua tensione timbrica. Il dialogo solo/tutti è in realtà un riflettersi del sax allo specchio, uno specchio che rivela e deforma, un dialogo intermittente che segue il ritmo della vita.
A powerful yet very delicate instrument, ambiguous and fleeing, the sax seems to adhere to the most hidden sides of the soul with no shame. It seems able to explore the twilight zones of the soul. The sound of these zones is that one emerging from some multiphonics with undefined timbre and tuning, the unintelligible sound of an altered state of consciousness, of a boundary moment of time, really out of the ordinary. A sound able to change itself, to turn into presence or absence, percussion or breath.The String Orchestra is not an a mere “accompaniment”, it is not something else, yet it is an expression of the sax, his own voice reverberated outside. The quality of the sound of the Strings therefore follows the sonority of sax in a continuous timbre tension. The dialogue soloist/all is actually a reflection of the sax in the mirror, a mirror that reveals and deforms, an intermittent dialogue that follows the rhythm of the life.
© 2014 Sergio Lanza